JOHN ASHBERY – Da “A Wave” (Viking Press, 1984) -Traduzioni di Matilde Manara

JOHN ASHBERY – Da “A Wave” (Viking Press, 1984) -Traduzioni di Matilde Manara

1 Marzo 2020 Off di Francesco Biagi

[La redazione di Altraparola anticipa alcune traduzioni di Matilde Manara di poesie di John Ashbery che saranno pubblicate nel n. 3 della rivista]

 

Fattoria a nord

 

Da qualche parte qualcuno è in viaggio verso di te,

A velocità incredibile, viaggia furiosamente giorno e notte,

sotto bufere di neve e deserto caldo, attraverso torrenti, per stretti valichi.

Ma saprà dove trovarti,

riconoscerti quando ti vedrà,

darti la cosa che ha per te?

 

Qui non cresce quasi nulla.

Eppure i granai scoppiano di farina,

I sacchi di farina impilati fino al soffitto.

I corsi d’acqua avanzano placidi, ingrassano i pesci;

Gli uccelli annerano il cielo. È abbastanza

Mettere fuori il piatto di latte la sera,

Pensare a lui qualche volta,

Qualche volta e sempre, con sentimenti confusi?

 

 

 

At North Farm

 

Somewhere someone is traveling furiously toward you,
At incredible speed, traveling day and night,
Through blizzards and desert heat, across torrents, through narrow passes.
But will he know where to find you,
Recognize you when he sees you,
Give you the thing he has for you?

Hardly anything grows here,
Yet the granaries are bursting with meal,
The sacks of meal piled to the rafters.
The streams run with sweetness, fattening fish;
Birds darken the sky. Is it enough
That the dish of milk is set out at night,
That we think of him sometimes,
Sometimes and always, with mixed feelings?

 

Al calar del sole

 

Essere stati una volta amati da qualcuno – ecco

una cosa che ha in sé un bene durevole,

anche se ignoriamo i dettagli

o è passato troppo tempo perché faccia la differenza.

Come quasi troppa luce o dolciumi in abbondanza,

e caramelle – chi dice che è un male?

Chi fra i tuoi compagni di squadra può guastarti la melodia

che suona a rilento da quando il mondo ha avuto inizio?

 

Ma restare attaccato alla propria forma mentale, immaginarla

vasta come una piana, per poi farsi dire

che l’estensione dei suoi orizzonti è ridicola

e tutto il dolore parte da là, come il getto

inclinato di una fontana: non è soppiantare la conoscenza

delle diverse forme d’amore, ridurle

alla bianca indifferenza di un prisma, a un amore senza tetto, esposto

alle intemperie? E c’è anche chi vede un paradigma nel lento

salire ai cieli indifferenti di tutto questo pallido fascino?

 

Il ritornello è intermittente come un canto d’uccelli; s’infiltra

irriconoscibile, nelle strutture familiari che da qui portano

verso periferie ancora familiari e idee meno ferme:

ce l’ha già fatta. In tempo per il riposo serale.

Ci sono momenti in cui la musica guadagna terreno,

si fa stranamente più vicina, mi scorre nei polsi;

sono le parole vere e sporche che la notte bisbiglia

quando il libro si chiude come un lenzuolo piegato, è una sagoma

di tutte le sembianze sottratte al presente e gettate

come gioielli in fondo a un pozzo; ed è anche la risposta

alla domanda che avevo in mente ma che ho scordato,

se non fosse che certe cose, certe notti, trovano un senso.

 

 

 

When the Sun Went Down

 

To have been loved once by someone—surely

There is a permanent good in that,

Even if we don’t know all the circumstances

Or it happened too long ago to make any difference.

Like almost too much sunlight or an abundance of sweet-sticky,

Caramelized things—who can tell you it’s wrong?

Which of the others on your team could darken the passive

Melody that runs on, that has been running since the world began?

 

Yet, to be strapped to one’s mindset, which seems

As enormous as a plain, to have to be told

That its horizons are comically confining,

And all the sorrow wells from there, like the slanting

Plume of a waterspout: doesn’t it supplant knowledge

Of the different forms of love, reducing them

To a white indifferent prism, a roofless love standing open

To the elements? And some see in this paradigm of how it rises

Slowly to the indifferent heavens, all that pale glamour?

 

The refrain is desultory as birdsong, it seeps unrecognizably

Into the familiar structures that lead out from here

To the still familiar peripheries and less sure notions:

It already had its way. In time for evening relaxation.

There are times when music steals a march on us,

Is suddenly perplexingly nearer, flowing in my wrist;

Is the true and dirty words you whisper nightly

As the book closes like a collapsing sheet, a blur

Of all kinds of connotations ripped from the hour and tossed

Like jewels down a well; the answer, also,

To the question that was on my mind but that I’ve forgotten,

Except in the way certain things, certain nights, come together.

 

Avventure divertenti (seguito)

 

Il primo anno fu come uno strato di glassa.

Poi cominciammo a intravedere la torta.

E va bene così, se solo non scordassi in che direzione stai andando.

D’improvviso ti interessano cose nuove

e non sai dire come sei arrivato qui. Poi è la confusione

sarà l’effetto della felicità, come un fumo –

le parole si fanno pesanti, alcune vacillano, altre le rompi tu.

E i contorni spariscono di nuovo.

 

Che diavolo, è la stessa storia per tutti,

un viaggio sentimentale – “gonna take a sentimental journey”,

e si parte, ma tu ti svegli sotto il tavolo di un sogno:

quel sogno sei tu, è questo il tuo settimo girone.

Non ci siamo ancora mossi e tutto è cambiato.

Ci troviamo da qualche parte vicino a un campo da tennis, di notte.

Ci siamo persi nella vita, ma la vita lo sa dove siamo.

Sa che può sempre trovarci insieme ai nostri soci.

Non hai sempre desiderato arrotolarti come un cane e dormire come un cane?

 

Nella crisi delle separazioni e delle morti (colpo di scena)

c’è sempre spazio per farla finita col vivere.

Qualsiasi cosa accada sarà per forza interessante.

Non un altro ettaro di terra sarà conteso.

E i quadri, pare che di quadri non saremo mai a corto.

 

 

 

More Pleasant Adventures

 

The first year was like icing.

Then the cake started to show through.

Which was fine, too, except you forget the direction you’re taking.

Suddenly you are interested in some new thing

And can’t tell how you got here.  Then there is confusion

Even out of happiness, like a smoke—

The words get heavy, some topple over, you break others.

And outlines disappear once again.

 

Heck, it’s anybody’s story,

A sentimental journey— “gonna take a sentimental journey,”

And we do, but you wake up under the table of a dream:

You are that dream, and it is the seventh layer of you.

We haven’t moved an inch, and everything has changed.

We are somewhere near a tennis court at night.

We get lost in life, but life knows where we are.      

We can always be found with our associates.

Haven’t you always wanted to curl up like a dog and go to sleep like a dog?

 

In the rash of partings and dyings (the new twist),

There’s also room for breaking out of living.

Whatever happens will be quite ingenious.

No acre but will resume being disputed now,

And paintings are one thing we never seem to run out of.