Poesie, estratto da “Riscritture” – di Francesco Siciliano Mangone
Sul duplice chiarore
a F. Hölderlin,
al suo Empedocle inconcluso
Lo spazio scenico: Il golfo di Sibari. La cavea che da Oriente giunge a Occidente, tenendo per fondale la Sila greca.
Presenze mitiche L’Occaso, il giorno morente; Una luna matriarcale, la sospensione; il dio che viene con lo specchio solare.
Punto di vista: Una sera di agosto dal mio balcone notturno.
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L’Occaso, il giorno morente
Sorta dalle acque d’Oriente spinge
a compiersi il ciclo di sua sorte
giù nell’antro della Madre ctonia.
Occaso, attende ancora le segrete
affinità di luce e buio, in equilibrio
nella durata minuta d’un fuori tempo.
Il declino, spettacolo di sangue,
ci accolse a mostrare l’orrido
che s’appalesa al tellurico materno;
l’attesa che necessità di natura
faccia giustizia sul bordo del
giorno e lasci il passo al nuovo.
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Una luna matriarcale, la sospensione
Ecco il duplice chiarore sul golfo
di mare, l’attesa vestibolare
d’una luna matriarca, nave livida.
Sarebbe dignità e rispetto, il dovuto
ai viventi che intriga e promette
immagini di felicità dialettiche?
Meritiamo di più di ciò che abbiamo
e attendiamo fidenti gli amici fedeli
d’un tempo, darci coraggio e agire:
la tessitura dei possibili sorgenti
permette d’intuire ciò che deve
passare e ciò che resta per tutti.
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Il dio veniente: lo specchio solare
Sul carro, dall’acqua di mare, incalza
l’avvento del giorno a spezzare
l’incanto che sospende la notte.
Dovremmo tornare a guardare come
nel tempo di lotte, riprendere il simbolo
che non offende; il logos dei poeti.
Otterremmo in cambio del vecchio
sguardo estrattivo il correlato di ciò
che accomuna e riconosce fratelli.
La pluralità germinale insorta che
chiede spazio al destino tragico o
soverchiato implode alle porte di casa.
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Il compimento dell’arco
Oltre il conflitto degli opposti
nulla giunge al chiarore che salva.
Si rovescia necessità d’un tempo e
dal fondo ctonio esala una
folle danza per gli umani
in faccia al florilegio dei possibili:
l’esser-per-la-morte!
Seppure estenuato nella latenza
della storia, il poeta sorge alla
forza originante: polifonia di voci.
Ricompone nel tempo dato
la misura ch’è del reale dissolto,
a compiere lo Spirito dell’epoca.
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Per finire
a Franco Fortini
Per finire,
ma non c’è mai una vera fine,
dell’oggi di concreta vita
il ricovero in degna forma
è prassi la poesia (tema antico se vogliamo).
Il volersi del tutto
progetto del futuro ch’è “sogno d’una cosa”.
Così ch’ogni vita è
valore d’ogni forma; è mediazione
etico-politica che accoglie con giustizia gli opposti.
Il tutto del progetto agognato -lo
splendore del giorno, per esempio- prende
forza dalle notti di tumulti e dualità (contese
mai sedate di patrizi e plebei).
Si fa
oltranza, dunque, straniamento del saputo, e
solo mostrandone le ferite, le ingiurie del tempo,
ci eleva di rango a mostrarne
l’alterità che salva.
Immagine: Ruggero Savinio, Hölderlin in viaggio, 1971