DA “POESIE IMPERDONABILI” DI LAUREANO ALBÁN
TESTI TRATTI DA “POESIE IMPERDONABILI” DI LAUREANO ALBÁN (PASSIGLI 2011), CURA E TRADUZIONE DI TOMASO PIERAGNOLO.
PIENEZZE
Così, così, avvicinami la vita.
D’un fiato berrò tutti i fiori.
Appurerò fino al fondo chiarità,
fiumi, delizie del diluvio.
I frutti vivi colmeranno i miei rami
e la certa beatitudine dell’uccello
poserà tra i miei occhi i suoi mattini.
Avvicinami la pace, coppa impossibile,
e il mare e la sua agitata architettura
dove scoppiano le ombre dei pesci.
Sopra la terra farò castelli, villaggi,
banderuole con la luce, chiare distanze,
innumerevoli esseri estasiati
al limite dei fuochi dell’autunno.
Mi tratterrò. Lo so. Puro fino alla paura
cadrà il mio cuore alla parola.
Alcalá de Henares, Dicembre 1978
PLENITUDES
Por un instante
la vida dejó de morir.
EDMOND VANDERCAMMEN
Así, así, acércame la vida.
De un gozo beberé todas las flores.
Apuraré hasta el fondo claridades,
ríos, delicias del diluvio.
Las frutas vivas colmarán mis ramas
y la certera beatitud del pájaro
posará entre mis ojos sus mañanas.
Acércame la paz, copa imposible,
y el mar y su agitada arquitectura
donde estallan las sombras de los peces.
Sobre la tierra haré castillos, pueblos,
veletas con la luz, albas distancias,
innumerables seres extasiados
al borde de los fuegos del otoño.
Me detendré. Lo sé. Puro hasta el miedo
caerá mi corazón a la palabra.
Alcalá de Henares, Diciembre 1978
***
INVASIONE DELLA NOTTE
Nelle profonde miniere della notte.
Dove dorme la statua della luce
inesplicabilmente sterminata,
viole ambrate cadono e si sciolgono
nella rapida abitazione dell’infanzia
annunciando l’oblio.
Chi si portò la pelle
dorata delle cose,
e quell’aria profusamente viva
come una lampada totale,
in cui ogni cosa raggiungeva
l’intensa elevazione
di convertirsi in giorno?
Perché le cose sempre erano
la passione d’essere vive.
E ognuna di esse
saliva allo splendore
del proprio desiderio,
con quella soggezione irraggiungibile
che gli essere alati
hanno quando li chiamano,
unici, le stelle.
Lì si apprende a nascere.
E nascendo si assume
l’alta, incommutabile
solitudine d’essere vivo.
È come un finissimo intercambio
di aurore e passioni,
tra il giorno e la sua morte,
tra l’uomo e la sua morte,
l’accaduto invisibile
del destino negli occhi.
Non resta nulla, ma tutto sprofonda
nella mite luce sola del petto
come un vigore di fiumi spopolati,
come un improvviso coltello brillante di memorie
che cerca i colli aurorali del canto.
Si giunge dall’infanzia
totalmente impregnati
di madre e di mele.
Dall’indifeso essere
inesplicabilmente
solo uno sguardo solo.
E si sale all’azzurra
irritazione d’essere uomo,
potere delle mattine non create,
accarezzata vertigine corporale delle labbra,
patto con il vuoto che popoliamo di volti,
moneta imperscrutabile dell’assetata morte.
Nessuno lo comprende, ma totalmente lo vive.
Solo si salva il nome della prima sorella,
la fatica dolcissima della sua luna nell’ombra,
e le vicende del gioco tra i nardi,
e il latte rotondo come un pomo sacro.
Perché le più fonde, fonde
prigioni della notte,
continuano ad essere la culla,
il tavolo e la carezza,
e gli occhi del padre
e della madre che si amano,
interminabilmente,
come un sussurro magico.
INVASIÓN DE LA NOCHE
En las profundas minas de la noche.
Donde duerme la estatua de la luz
inexplicablemente exterminada,
violetas ambarinas caen y se deshacen
en la habitación rauda de la infancia
anunciando el olvido.
¿Quién se llevó la piel
dorada de las cosas,
y aquel aire profusamente vivo
como una lámpara total,
en donde cada cosa alcanzaba
la intensa elevación
de convertirse en día?
Que las cosas siempre eran
la pasión de estar vivas.
Y cada una de ellas
subía al esplendor
de su propio deseo,
con esa sumisión inalcanzable
que los seres alados
tienen cuando los llaman,
únicos, las estrellas.
Ahí se aprende a nacer.
Y naciendo se asume
la alta, inconmutable
soledad de estar vivo.
Es como un finísimo intercambio
de auroras y pasiones,
entre el día y su muerte,
entre el hombre y su muerte,
el suceso invisible
del destino en los ojos.
No queda nada, pero todo se hunde
entre la mansa luz sola del pecho
como un vigor de ríos despoblados,
como un pronto cuchillo brillante de memorias
que buscara los cuellos alborales del canto.
Se llega de la infancia
totalmente empapado
de madre y de manzanas.
Desde la indefensión de ser
inexplicablemente
sólo mirada sola.
Y se sube a la azul
crispación de ser hombre,
poder de las mañanas increadas,
acariciado vértigo corporal de los labios,
pacto con el vacío que poblamos de rostros,
moneda inescrutable de la sedienta muerte.
Esto nadie lo entiende, pero todo lo vive.
Sólo se salva el nombre de la primera hermana,
la faena dulcísima de su luna en la sombra,
y las vicisitudes del juego entre los nardos,
y la leche redonda como un pomo sagrado.
Que las más hondas, hondas
prisiones de la noche,
siguen siendo la cuna,
la mesa y la caricia,
y los ojos del padre
y de la madre amándose,
interminablemente,
como un susurro mágico.
***
CON L’URGENTE MEMORIA
Sorella. Che freddo fa.
Indossa il gilé azzurro
e attraversa la pioggia
come entrando negli occhi
del cielo in movimento.
Tu appartieni solo
all’umidità più bianca,
quella che la luna impose
a tutto ciò che guardiamo,
appassionata d’ambra.
Puoi udire? Ancora cadono
le febbrili arance:
remotamente certi
colpiscono il silenzio
i loro nodi d’oro.
Tu giocavi allora
con non so quale delizia
di bambola o paesaggio.
Solo l’aria poteva
seguirti nel sogno,
perché così lievi erano
le profezie dell’alba.
Chiara perché nascevi.
Infanzia della stella.
Acqua dello sguardo.
Aroma verso te stessa.
Ascolta. Stanno parlando
mamma e papà nella notte.
Forse si amano o partono,
ma tutta la casa
intorno a loro
gira più abitata.
Non tornare a guardare
le lanterne sommerse.
Continua con la tua luna
navigante e desiderosa,
perché io proteggerò
il tuo sguardo di stame,
e tornerò alla pioggia,
alla nebbia scagliata,
all’assenza e al suo oltraggio.
Perché questa trasparente
devozione di parola
è un dono dell’infanzia.
Non tornare a cercarci
tra ali bruciate.
Perché io cerco per entrambi,
con la fatica ultima
dell’azzurro espatriato,
con l’urgente memoria
del poema e del canto.
CON LA URGENTE MEMORIA
Hermana. Que hace frío.
Ponte el chaleco azul
y cruza por la lluvia
como entrando a los ojos
del cielo en movimiento.
Tú perteneces sólo
a la humedad más blanca,
la que impuso la luna
en todo lo mirado,
apasionada de ámbar.
¿Puedes oír? Aún caen
las febriles naranjas:
remotamente ciertos
golpean sus nudillos
de oro contra el silencio.
Tú jugabas entonces
con no sé qué delicia
de muñeca y paisaje.
Sólo el aire podía
seguirte a lo soñado,
de tan leves que eran
las profecías del alba.
Clara porque nacías.
Infancia de la estrella.
Agua de la mirada.
Aroma hacia ti misma.
Escucha. Están hablando
papá y mamá en la noche.
Quizá se aman o parten,
pero la casa toda
alrededor de ellos
gira más habitada.
No vuelvas a mirar
las sumergidas lámparas.
Tú sigue con tu luna
navegante y deseante,
que yo protegeré
tu mirada de estambre,
y volveré a la lluvia,
a la lanzada niebla,
a la ausencia y su ultraje.
Porque esta transparente
devoción de palabra
es un don de la infancia.
No vuelvas a buscarnos
entre alas quemadas.
Que yo busco por ambos,
con la fatiga última
de lo azul expatriado,
con la urgente memoria
del poema y del canto.
***
Laureano Albán (1942 Turrialba – 2022 San José). Più volte proposto come candidato al Nobel, ha studiato Filologia e Linguistica all’Università di San José e si è laureato a New York. È stato fondatore di importanti associazioni di scrittori, come il Círculo de Poetas Costarricenses (1960) e il Movimiento Literario Trascendentalista (1973). Professore di Teoria e Pratica della Creazione Letteraria all’Università di Costa Rica (1990-1998) e Membro Permanente della Academia de la Lengua Española, ha svolto diversi incarichi diplomatici per il suo paese: Ministro Consigliere all’ambasciata di Madrid (1981-1983), ambasciatore presso le Nazioni Unite a New York (1983-1986), ambasciatore Plenipotenziario in Israele (1987-1990), ambasciatore presso l’UNESCO a Parigi (1998-2002). E’ coautore del “Manifiesto trascendentalista” (1974). Ha ottenuto riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui il premio Adonais (Madrid, 1979), il premio Nazionale di Poesia (1980 e 1993), il Premio di Cultura Ispanica (Madrid, 1981), il premio Ispanoamericano di Letteratura (Huelva, Spagna, 1982), il premio della VII biennale di Poesia (León, 1983). Nel 2006 ha ottenuto il premio Nazionale di Cultura Magón, il maggiore riconoscimento dato dal governo del Costa Rica per una vita dedicata alla cultura. I suoi libri più importanti sono: Herencia del otoño (1980), Geografia invisible de america (1982), Aunque es de noche (1983), Autorretrato y transfiguraciones (1983), El viaje interminable (1983), Suma de claridades (1992) e la vasta Enciclopedia de maravillas, in edizione bilingue inglese e spagnolo, iniziata più di vent’anni fa e composta da 4 volumi con più di 2000 poesie illustrate da oltre trecento artisti latinoamericani.
Tomaso Pieragnolo è nato a Padova nel 1965 e da 30 anni vive tra Italia e Costa Rica. In ottobre 2022 ha pubblicato il suo ultimo libro “Portraits” (Passigli 2022). Fra le precedenti pubblicazioni “Viaggio incolume” (Passigli 2017), “nuovomondo” (Passigli 2010), “Lettere lungo la strada” (Edizioni del Leone 2002), “L’oceano e altri giorni” (Edizioni del Leone 2005), libri risultati finalisti e vincitori di alcuni premi nazionali (Palmi, Metauro, Minturnae, Marazza, Saturo d’Argento – Città di Leporano, Città di Marineo, Guido Gozzano di Belgirate, Libero de Libero, Ultima Frontiera, Minturnae Giovani). Una sua selezione di poesie scelte è stata pubblicata in spagnolo dalla Editorial de la Universidad de Costa Rica e dalla Fundación Casa de Poesía (“Poesía escogida”, 2009).
Come traduttore di poesia latinoamericana, dal 2007 ha proposto nella rivista Sagarana principalmente autori della Costa Rica e del Centro America non ancora tradotti nel nostro paese, e curato le prime antologie italiane di Eunice Odio (“Questo è il bosco e altre poesie”, Via del Vento 2009, e “Come le rose disordinando l’aria”, Passigli 2015, in collaborazione con Rosa Gallitelli), di Laureano Albán, (“Gli infimi crepuscoli”, Via del Vento 2010 e “Poesie imperdonabili”, Passigli 2011); nel 2019 ha curato per Arcipelago Itaca “Non importa ormai vivere bensì la vita” del poeta spagnolo Juan Carlos Mestre. Anche questi libri sono risultati finalisti in alcuni premi per la traduzione (Camaiore, Città di Morlupo, Città di Trento, Marazza)
Ha partecipato a Festival di poesia nazionali (Pordenonelegge, Poetry Vicenza, Fiera delle Parole di Padova, Quota Poesia di Trento, Cartacarbone di Treviso) e internazionali (Festival di Poesia di Granada in Nicaragua e Festival Internazionale di Poesia Costa Rica).