Per un’opinione su Macron – di Jean-Charles Vegliante
Si può dire che Macron sia arrivato al potere per miracolo… giovanissimo, non aveva – e non ha – nessun partito (con l’esperienza, i confronti, le reti, ecc. – e sia pure con tutti i difetti dei «vecchi» partiti politici); non ascolta nessuno (meno che mai quando dice “vi sto a sentire”), non si fida di nessuno (e in questo, purtroppo ricorda i peggiori dittatori passati e presenti), non ha in realtà nessun serio OBIETTIVO POLITICO a lungo termine, a parte la fedelissima difesa degli interessi di classe dei banchieri che lo hanno da sempre appoggiato (ed egli stesso banchiere è rimasto). Sicché deve per forza SEMPRE e dovunque prendere tutta la luce su di sé, occupare tutto lo spazio mediatico, gonfiare il petto contro tutti i supposti pericoli che «minacciano l’Europa» (anche se, certamente, ce ne sono). E di rimando, essere lui l’eroe o salvatore (Philippe Moreau Chevrolet, su RFI, 29-05-2024) di cui non possiamo fare a meno. Pronto a trovarsi l’avversario che gli sia anche utile (Le Pen, Mélenchon…), e a cambiare maschera all’occorrenza. In fondo, nessuno sa davvero chi è il signor Macron, ma sarebbe lui, comunque, il nostro Giove onnipotente. I ministri? Semplici portavoce (anche in prima persona, vedi Attal)… I partiti e sindacati? Semplici gruppi di discussione senza conseguenze vere (e Lui è bravissimo, è il più bravo, sempre, nei dibattiti e le discussioni pubbliche)… Le associazioni di cittadini? buone per grandiose riunioni e proclami destinati a rimanere poi nei cassetti. E se proprio salisse troppo il malcontento, ci sarebbero ancora i fondi dello Stato da distribuire per mettere a tacere questa o quella corporazione. Un Presidente re della retorica mediatica, dell’oratoria di piazza, delle paternali infarinate di bella facile cultura volgarizzata (detta filosofica), e del solito gollista “vi ho capito”, che non costa niente. Mai il regime presidenziale è stato così verticale e solitario (si parla di “hyper-présidence”). In conclusione, la nostra antica democrazia, nata dopo la Révolution (e in parte contro gli eccessi di questa), sembra ormai – e la colpa, ovviamente, non è solo di Macron – in gran pericolo… Magari non di crollo ma di lento indolore disfacimento. O di diluizione nel populismo ormai strisciante per mezza Europa. D’altra parte, ditemi dove vige ancora seriamente cotale democrazia?… mah… C’è sempre di più quella «illiberale», sì, forse, e pare che piaccia a molti, non solo qui…