Poesie di Francesco Nappo – L’uva agresta
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Cespuglio d ‘agresta riarsa, erma
disfatta ai piedi d’un saliente
a dir la via dove non era meta,
eri gleba contesa alle vipere,
come tra more di roveto insidia.
Agosto poté tenebrare d’un tratto
un’ ora di cristallo del mattino
che ci chiamava per minime selve.
Avvolte in laceri veli luttuosi
di nubi nere all’improvviso accorse,
d’ametista folgori provennero
quasi mutili flabelli combusti
dentro una luce vivissima e morta.
Azzurri convessi scrosciarono
come ferraglia al suolo precipite,
assentemente prossimi a tutti.
Troppo vasto e puro quel dolore
Per restare pena ed afflizione.
Sì sarebbe dischiusa la meridie
a lungo per la piana fino al mare,
immensa lode a quel grido di Golgota.
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Il fiato salmastro litorale
sperdevano folate polverose
per la stesura dell’acciaieria.
Dalle sabbie nere di Coroglio al
presidio atlantista di Bagnoli
lo spirito operaio e di Partito
era vessillo di colpa e di onore,
strenua minorita’ maggioritaria
di quel nostro “Paese nel Paese”
per cui sarebbe morto Pasolini,
alunno disperato di Virgilio,
come morì la vergine Cammilla,
Eurialo e Turno e Niso, di ferute.
Nella rada foresta metallurgica
irta di sparse torri di fusione
gemeva nella gerbida distanza
lontanamente il treno laminatoio
servile alle colate che inquinavano
l’aria e le case del quartiere,
pronubi entrambi divenuti di
rendita fondiaria e yachting classista
che catturando andavano ogni retta
guida politica d’una possibile
riconversione produttiva sostenibile.
Un lungo grido era il treno di lamina
di fronte al mare che s’ingolfa
ad onda ad onda sulle sponde ripide
se non mareggia l’ira fortunale
fin sopra tamerici frangivento
seguaci argentee dei litorali.
Guai’ sempre meno quel cane di ferro
percosso dalla cassa – integrazione.
Poi tacque del tutto e fu la fine
di ciò che rimaneva d’ ‘o Cantiere,
dopo che gli altoforni chiusi furono.
Dopo fu venduto ad un prezzo risibile
a un gruppo siderurgico indiano
che a pezzo a pezzo lo portò altrove.
(Immagine di copertina: Italsider 1970, fotografia di Mimmo Jodice)