JOHN ASHBERY – Da “A Wave” (Viking Press, 1984) -Traduzioni di Matilde Manara
[La redazione di Altraparola anticipa alcune traduzioni di Matilde Manara di poesie di John Ashbery che saranno pubblicate nel n. 3 della rivista]
Fattoria a nord
Da qualche parte qualcuno è in viaggio verso di te,
A velocità incredibile, viaggia furiosamente giorno e notte,
sotto bufere di neve e deserto caldo, attraverso torrenti, per stretti valichi.
Ma saprà dove trovarti,
riconoscerti quando ti vedrà,
darti la cosa che ha per te?
Qui non cresce quasi nulla.
Eppure i granai scoppiano di farina,
I sacchi di farina impilati fino al soffitto.
I corsi d’acqua avanzano placidi, ingrassano i pesci;
Gli uccelli annerano il cielo. È abbastanza
Mettere fuori il piatto di latte la sera,
Pensare a lui qualche volta,
Qualche volta e sempre, con sentimenti confusi?
At North Farm
Somewhere someone is traveling furiously toward you,
At incredible speed, traveling day and night,
Through blizzards and desert heat, across torrents, through narrow passes.
But will he know where to find you,
Recognize you when he sees you,
Give you the thing he has for you?
Hardly anything grows here,
Yet the granaries are bursting with meal,
The sacks of meal piled to the rafters.
The streams run with sweetness, fattening fish;
Birds darken the sky. Is it enough
That the dish of milk is set out at night,
That we think of him sometimes,
Sometimes and always, with mixed feelings?
Al calar del sole
Essere stati una volta amati da qualcuno – ecco
una cosa che ha in sé un bene durevole,
anche se ignoriamo i dettagli
o è passato troppo tempo perché faccia la differenza.
Come quasi troppa luce o dolciumi in abbondanza,
e caramelle – chi dice che è un male?
Chi fra i tuoi compagni di squadra può guastarti la melodia
che suona a rilento da quando il mondo ha avuto inizio?
Ma restare attaccato alla propria forma mentale, immaginarla
vasta come una piana, per poi farsi dire
che l’estensione dei suoi orizzonti è ridicola
e tutto il dolore parte da là, come il getto
inclinato di una fontana: non è soppiantare la conoscenza
delle diverse forme d’amore, ridurle
alla bianca indifferenza di un prisma, a un amore senza tetto, esposto
alle intemperie? E c’è anche chi vede un paradigma nel lento
salire ai cieli indifferenti di tutto questo pallido fascino?
Il ritornello è intermittente come un canto d’uccelli; s’infiltra
irriconoscibile, nelle strutture familiari che da qui portano
verso periferie ancora familiari e idee meno ferme:
ce l’ha già fatta. In tempo per il riposo serale.
Ci sono momenti in cui la musica guadagna terreno,
si fa stranamente più vicina, mi scorre nei polsi;
sono le parole vere e sporche che la notte bisbiglia
quando il libro si chiude come un lenzuolo piegato, è una sagoma
di tutte le sembianze sottratte al presente e gettate
come gioielli in fondo a un pozzo; ed è anche la risposta
alla domanda che avevo in mente ma che ho scordato,
se non fosse che certe cose, certe notti, trovano un senso.
When the Sun Went Down
To have been loved once by someone—surely
There is a permanent good in that,
Even if we don’t know all the circumstances
Or it happened too long ago to make any difference.
Like almost too much sunlight or an abundance of sweet-sticky,
Caramelized things—who can tell you it’s wrong?
Which of the others on your team could darken the passive
Melody that runs on, that has been running since the world began?
Yet, to be strapped to one’s mindset, which seems
As enormous as a plain, to have to be told
That its horizons are comically confining,
And all the sorrow wells from there, like the slanting
Plume of a waterspout: doesn’t it supplant knowledge
Of the different forms of love, reducing them
To a white indifferent prism, a roofless love standing open
To the elements? And some see in this paradigm of how it rises
Slowly to the indifferent heavens, all that pale glamour?
The refrain is desultory as birdsong, it seeps unrecognizably
Into the familiar structures that lead out from here
To the still familiar peripheries and less sure notions:
It already had its way. In time for evening relaxation.
There are times when music steals a march on us,
Is suddenly perplexingly nearer, flowing in my wrist;
Is the true and dirty words you whisper nightly
As the book closes like a collapsing sheet, a blur
Of all kinds of connotations ripped from the hour and tossed
Like jewels down a well; the answer, also,
To the question that was on my mind but that I’ve forgotten,
Except in the way certain things, certain nights, come together.
Avventure divertenti (seguito)
Il primo anno fu come uno strato di glassa.
Poi cominciammo a intravedere la torta.
E va bene così, se solo non scordassi in che direzione stai andando.
D’improvviso ti interessano cose nuove
e non sai dire come sei arrivato qui. Poi è la confusione
sarà l’effetto della felicità, come un fumo –
le parole si fanno pesanti, alcune vacillano, altre le rompi tu.
E i contorni spariscono di nuovo.
Che diavolo, è la stessa storia per tutti,
un viaggio sentimentale – “gonna take a sentimental journey”,
e si parte, ma tu ti svegli sotto il tavolo di un sogno:
quel sogno sei tu, è questo il tuo settimo girone.
Non ci siamo ancora mossi e tutto è cambiato.
Ci troviamo da qualche parte vicino a un campo da tennis, di notte.
Ci siamo persi nella vita, ma la vita lo sa dove siamo.
Sa che può sempre trovarci insieme ai nostri soci.
Non hai sempre desiderato arrotolarti come un cane e dormire come un cane?
Nella crisi delle separazioni e delle morti (colpo di scena)
c’è sempre spazio per farla finita col vivere.
Qualsiasi cosa accada sarà per forza interessante.
Non un altro ettaro di terra sarà conteso.
E i quadri, pare che di quadri non saremo mai a corto.
More Pleasant Adventures
The first year was like icing.
Then the cake started to show through.
Which was fine, too, except you forget the direction you’re taking.
Suddenly you are interested in some new thing
And can’t tell how you got here. Then there is confusion
Even out of happiness, like a smoke—
The words get heavy, some topple over, you break others.
And outlines disappear once again.
Heck, it’s anybody’s story,
A sentimental journey— “gonna take a sentimental journey,”
And we do, but you wake up under the table of a dream:
You are that dream, and it is the seventh layer of you.
We haven’t moved an inch, and everything has changed.
We are somewhere near a tennis court at night.
We get lost in life, but life knows where we are.
We can always be found with our associates.
Haven’t you always wanted to curl up like a dog and go to sleep like a dog?
In the rash of partings and dyings (the new twist),
There’s also room for breaking out of living.
Whatever happens will be quite ingenious.
No acre but will resume being disputed now,
And paintings are one thing we never seem to run out of.